Santo Stefano, il giorno dello scricciolo

Da tanto tempo avevo voglia di uno spazio in cui condividere le mie illustrazioni, i work in progress e gli esperimenti e credo che il momento sia arrivato. Sono anche appassionata di leggende (ne scrivo anche qui) e adoro ogni creatura palmata, squamosa, pelosa, piumata, strisciante o saltellante che popola il pianeta.

A ottobre, come da qualche anno a questa parte, ho partecipato a Inktober. Questa volta ho scelto come tema gli uccelli delle Alpi e ho realizzato delle mini-illustrazioni giornaliere con degli inchiostri autoprodotti. (Qui puoi vedere il risultato degli inchiostri di cui parlerò in un altro post). Durante questa sfida ho cercato anche qualche notizia sui pennuti che ho disegnato, scoprendo cose interessanti e anche qualche leggenda.

Tra queste, credo sia interessante quella dello scricciolo. Nonostante la sua taglia, infatti, non è passato inosservato nell’immaginario collettivo, in particolar modo nei paesi nordici. La cosa più curiosa è che in tutte le leggende il piccoletto è dipinto come un traditore infingardo.

Secondo una leggenda ambientata intorno al 700, all’epoca degli assalti dei vichinghi in Irlanda, una notte, mentre i soldati Irlandesi avevano accerchiato un accampamento vichingo ed erano pronti ad attaccare, uno scricciolo cominciò a beccare un tamburo svegliando tutti. Non so cosa successe poi, ma di sicuro io non vorrei avere a che fare con un vichingo appena tirato giù dalla branda.

Secondo un’altra versione, uno scricciolo si era reso colpevole della cattura di S. Stefano da parte dei suoi nemici, cantando insistentemente vicino a un cespuglio dove era nascosto il santo. Qui si sa che la storia non ha un lieto fine: il santo venne lapidato.

Proprio il giorno di Santo Stefano, in alcune zone dell’Irlanda si celebrava il Wren Day, una tradizione che metteva in scena una specie di vendetta nei confronti dell’uccellino che aveva cantato troppo. I ragazzi del paese, dopo aver cacciato degli scriccioli, li appendevano a dei rami di agrifoglio, li portavano in giro per il paese in processione e bussavano ad ogni porta chiedendo una monetina per fargli il funerale.

Per il gruppo era un momento di risa e divertimento accompagnato da questa canzoncina.

 

Oggi, misericordiosamente, lo scricciolo vero viene sostituito da un’immagine dipinta e la parata somiglia molto a un carnevale, con costumi e danze. Nella canzone lo scricciolo viene chiamato “il re degli uccelli” e questo titolo deriva da un’altra leggenda.

Si dice infatti che un giorno tutti gli uccelli del mondo si riunirono per organizzare una gara di volo: chi avesse volato più in alto avrebbe vinto la corona del Re degli Uccelli. Così ogni esemplare di ogni specie si librò in cielo e lo scricciolo, deciso a vincere, cominciò a sbattere le ali forsennatamente. Presto, però, si stancò e venne superato dalla poderosa aquila. Visto che non aveva nessuna intenzione di arrendersi, si nascose furbescamente in mezzo alle piume del grosso uccello aspettando che arrivasse più in alto possibile. A questo punto spiccò un balzo volando più in alto di tutti, mentre l’aquila, sfinita e furiosa, accettò la sconfitta incoronando lo scricciolo Re degli Uccelli.

Non so da cosa possa derivare questa nomea di piccolo traditore; cercherò di osservarlo meglio mentre si infila sfuggente tra i cespugli di rovi per vedere se, con la coda dell’occhio, riuscirò a scorgere nei suoi occhietti le sue trame malvagie.